13 dicembre 2018 – Il Sole24Ore
Monica Parrella
Il lavoro agile può rappresentare una leva per l’innovazione nella Pubblica amministrazione. Per comprenderlo è necessario analizzare il contesto in cui si muovono i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico in Italia.
La pubblica amministrazione oggi si presenta come un Giano bifronte: da un lato, ha una immagine “anziana”, rappresentata dall’elevata età media dei dipendenti, che supera ovunque i 50 anni, da forti resistenze all’innovazione, ma al contempo da un accresciuto bisogno di flessibilità in un contesto organizzativo rigido e ancorato a vecchi schemi, in termini di tempi, luoghi e processi; dall’altro, si sta delineando anche un’immagine più “giovane” e innovativa, di cui sono protagonisti le nuove leve in ingresso, caratterizzata dalle opportunità offerte dagli strumenti tecnologici e dai nuovi processi di digitalizzazione.
E’ possibile trovare un equilibrio tra queste due facce che convivono sotto lo stesso tetto e che possono sembrare tra di loro così difficili da conciliare?
Il lavoro agile è a mio avviso in grado di andare oltre queste diversità, rappresentando l’occasione per un ripensamento del lavoro pubblico in chiave di maggiore benessere organizzativo e pari opportunità, sia per i nuovi dipendenti che per i più anziani.
Sfruttando al meglio le nuove tecnologie e facendo leva, da un lato, sul patrimonio di esperienze dei dipendenti già in servizio, e dall’altro, sulla carica innovativa dei newcomers, il lavoro agile rappresenta un’utile strumento per la diffusione, attesa da tempo, dell’innovazione dei processi nella pubblica amministrazione.
Del resto, come ricerche nazionali e internazionali evidenziano, i giovani, sempre più digitali e connessi, sono proprio alla ricerca di un tipo di lavoro che risponda alle moderne esigenze di flessibilità alle quali il lavoro agile viene incontro.
La stagione di nuove consistenti immissioni di personale nel settore pubblico che proseguirà e si rafforzerà dal 2019 rappresenta dunque un’occasione straordinaria per assicurare alle pubbliche amministrazioni italiane la linfa vitale indispensabile per far fronte alle sfide che la modernità richiede alle organizzazioni e alle aspettative di migliori e più efficienti servizi dei cittadini .
Ma per attrarre i migliori, e permettere alle pubbliche amministrazioni di beneficiare del loro apporto innovativo e spesso positivamente “disruptive”, occorre sostenere l’innovazione digitale favorendo la diffusione presso le pubbliche amministrazioni del lavoro agile, una modalità innovativa di esecuzione della prestazione lavorativa che punta a sostituire la cultura della mera presenza fisica con quella del risultato, attraverso un monitoraggio di obiettivi misurabili che prescinde dalle ordinarie limitazioni di tempo e spazio.
Diverse Pubbliche amministrazioni, hanno già avviato percorsi sperimentali per l’introduzione del lavoro agile all’interno delle proprie strutture. Tuttavia non si può non concordare con il recente Libro Bianco sull’innovazione della PA realizzato da FORUMPA, quando afferma che “L’aspetto critico che rallenta l’implementazione di questo strumento è il contesto culturale della pubblica amministrazione italiana, che si presenta come impreparata ad adottare un approccio strutturato e graduale che consenta di sperimentare, misurare e personalizzare il modello sulle specificità delle diverse realtà organizzative”.
Una criticità, questa, confermata anche dalle recenti stime dell’Osservatorio Smart-working del Politecnico di Milano sulla ancora limitata introduzione del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche.
Appare perciò necessario intervenire con un’azione massiva di accompagnamento, di comunicazione e informazione che possa contribuire a rimuovere gli ostacoli di natura culturale e organizzativa alla diffusione di un nuovo modo di lavorare nel pubblico impiego che ha anche rilevanti potenziali effetti positivi in termini di pari opportunità tra uomini e donne.
Laddove il lavoro agile è realtà, infatti, sono stati segnalati un generale miglioramento della qualità della vita (meno stress, risparmio di tempo nel tragitto casa-lavoro per i dipendenti e un ambiente meno inquinato), un aumento del livello di benessere organizzativo, una riduzione delle assenze dal lavoro e un aumento di produttività non trascurabile. In proposito si possono richiamare i risultati della sperimentazione condotta nell’ambito del progetto E.L.E.N.A. “Experimenting flexible Labour tools for Enterprises by eNgaging men And women” – coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e realizzato con il supporto scientifico del Centro di ricerca sulle dinamiche sociali DONDENA dell’Università Luigi Bocconi.
Tutti benefici, questi, che nel tempo possono produrre un effetto domino positivo in termini di pari opportunità, e contribuire al necessario cambiamento di una organizzazione del lavoro ancora anacronisticamente fondata più sulla presenza fisica (maggiormente garantita dagli uomini) piuttosto che sui risultati (garantiti invece in egual misura da uomini e donne).
Cambiando la cultura della presenza e sostituendola con quella del risultato, il lavoro agile può contribuire per questa via a rimuovere il sottile pregiudizio al quale sono associate spesso le donne nei luoghi di lavoro, perché, come è noto, avendo bisogno di più tempo per la cura di bambini e anziani, beneficiano più frequentemente di permessi e congedi.
Le donne, infatti, che a causa dei carichi familiari spesso si trovano in situazioni di svantaggio a livello lavorativo, sono particolarmente penalizzate dalla “rigidità” del lavoro, in termini di orari, di spazi e di modalità organizzative.
L’introduzione di tempi e modalità di lavoro più “agili” o smart può, perciò, costituire un incentivo e una facilitazione per l’ingresso e le progressioni di carriera delle donne, permettendo di realizzare un più equo equilibrio tra tempi di lavoro e tempi di vita e una più ampia condivisione delle responsabilità familiari nelle coppie.
Il lavoro agile non rappresenta però solo uno strumento di conciliazione vita-lavoro riservato alle donne. Quando nell’ambito di una coppia è l’uomo ad essere smartworker, l’agilità del lavoro maschile può incidere positivamente sul fronte della condivisione dei carichi familiari, con potenziali riflessi positivi sull’occupazione femminile.
L’uomo che ricorre al lavoro agile, infatti, permette alla propria partner di liberarsi di una parte dei carichi di cura che generalmente le impediscono di accedere al mondo del lavoro o di affermarsi in ambito lavorativo.
Questo effetto è stato di recente evidenziato in uno studio di due ricercatrici della Banca d’Italia che ha misurato gli effetti positivi della riduzione dei tempi di spostamento degli uomini per e da i luoghi di lavoro sulle scelte lavorative delle partner.
Proprio con lo scopo di favorire la diffusione e il consolidamento di un nuovo modo di intendere le prestazioni lavorative nelle amministrazioni pubbliche , l’Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio ha avviato un’importante azione di accompagnamento delle amministrazioni pubbliche attraverso il “ Progetto Lavoro agile per il futuro della PA: pratiche innovative per la conciliazione vita/lavoro”, finanziato a valere sul PON Governance e capacità istituzionale 2014-2020.
Il cuore del progetto è rappresentato dall’accompagnamento di 15 amministrazioni pilota (centrali, regionali e locali) nell’implementazione di percorsi di lavoro agile, che si sta sviluppando attraverso un supporto personalizzato e attività dedicate di formazione ed assistenza. Tra queste, Roma Capitale, la Regione Lazio, il comune di Catania, il Comune di Cagliari, il Comune di Napoli, la Regione Campania, il Comune di Firenze,
Altre 10 amministrazioni, presso le quali la sperimentazione è già stata avviata, stanno beneficiando di supporto su aspetti specifici in base allo stato di avanzamento della sperimentazione in corso. Tra queste la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’economia e dlele finanze, il Comune di Bergamo, la Rete Comune di Bologna- Regione Emilia-Romagna.
Infine, proprio a partire dall’innovativa e positiva esperienza delle giornate e delle settimane del lavoro agile promosse negli anni scorsi dal Comune di Milano, che, sulla base di un apposito protocollo d’intessa ha il ruolo di amministrazione “mentore” del progetto, entro il 2020 saranno realizzate almeno 5 Giornate di lavoro “agile” in altrettante città italiane, coinvolgendo pubbliche amministrazioni e aziende private, che permetteranno una ampia sperimentazione del modello su scala nazionale, con decine di aziende e PA coinvolte e un sistema di misurazione dei benefici non solo per i dipendenti ma anche per le organizzazioni e la collettività.
La prima Giornata di Lavoro Agile di Roma , organizzata nell’ambito del progetto, è il 13 dicembre 2018. Hanno aderito le maggiori amministrazioni le cui sedi insistono su Roma e nel Lazio , tra le quali la Presidenza del Consiglio dei Ministri, 8 Ministeri, 13 tra enti pubblici nazionali ed enti di ricerca, le 3 Università pubbliche romane, la Banca d’Italia e la Consob, Roma Capitale e la Regione Lazio.
Sono dunque numerose le amministrazioni che grazie al progetto Lavoro Agile per il futuro della PA sono coinvolte in un processo di innovazione organizzativa che permetterà al mondo del lavoro pubblico di adottare un modello che si può definire win-win-win, in considerazione degli impatti positivi che è in grado di produrre non solo per i lavoratori e le lavoratrici (migliore conciliazione vita-lavoro e maggiore benessere organizzativo), ma anche per le organizzazioni (maggiore produttività) e per la collettività (riduzione del traffico nelle città dovuto ai minori spostamenti per e da i luoghi di lavoro).
Più agile, meglio per tutti.