La Basilicata al lavoro sul Programma per la riduzione del rischio

Ieri lo stato dell’arte su attività e risultati del progetto #pongov del DPC nel corso del seminario di approfondimento a Potenza

Entrata da circa un anno nel gruppo delle Regioni destinatarie del Programma “Protezione civile: verso una governance più forte per la riduzione del rischio”, la Basilicata ha ospitato ieri a Potenza il secondo appuntamento del ciclo di seminari regionali.

Un momento di confronto sulle attività realizzate e i risultati raggiunti nell’ambito del Programma del Dipartimento della Protezione Civile, cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di sviluppo regionale.

“Vogliamo dimostrare all’Europa che in materia di protezione civile e in particolare di riduzione del rischio da disastri sappiamo impiegare bene le risorse”, ha sottolineato in apertura dei lavori Luigi D’Angelo, Direttore Operativo Emergenze del Dipartimento. “Questo perché – ha aggiunto – conosciamo a fondo i rischi e sappiamo quali sono le attività sulle quali concentrare l’azione”.

Un’azione che in questo momento, ha affermato il Direttore della Regione Basilicata Alberto Caivano, “sta impegnando il nostro territorio a rivedere complessivamente i propri modelli di governance di protezione civile per renderli più efficaci”.

La riduzione del rischio in Basilicata: un obiettivo di primaria importanza

In un territorio fragile come quello della Basilicata, esposto a molteplici rischi naturali e antropici, “l’obiettivo della riduzione del rischio è di primaria importanza”, ha dichiarato nel suo intervento il Prefetto di Potenza Annunziato Vardè. Un obiettivo che si può raggiungere solo mettendo a punto sul territorio quelle che il Prefetto ha definito “le giuste sinergie”.

“Il Servizio Nazionale della Protezione Civile – ha spiegato Vardè – è un sistema policentrico che ha bisogno di un efficace coordinamento e di un’adeguata pianificazione ai vari livelli”. “La pianificazione deve essere integrata – ha aggiunto – per costituire uno strumento utile a fronteggiare le emergenze e prevenire i danni”.

I Contesti Territoriali: un tema ancora oggetto di discussione e confronto

Benché in Basilicata i Contesti Territoriali rappresentino “un discorso ancora in divenire”, il Prefetto Vardè ha sottolineato l’importanza di arrivare a definirne quanto prima la geografia, proprio per garantire “un esercizio della funzione di protezione civile più razionale”.

Dopo aver ribadito la rilevanza di questo passaggio – che vede al lavoro insieme istituzioni e comunità scientifica con l’obiettivo di attuare il sistema delineato dal Codice della Protezione Civile – il Prefetto di Matera Demetrio Martino ha approfondito il tema del rapporto tra Contesti Territoriali e Centri Operativi Misti. Condividendo con la platea riflessioni e interrogativi, il Prefetto si è detto certo che “solo mettendo a fattor comune l’esperienza di ciascuno in ambito di protezione civile si riuscirà a trovare una soluzione efficace per la sicurezza delle nostre comunità”.

Sempre in relazione ai Contesti Territoriali, Guido Loperte, responsabile dell’Ufficio Protezione Civile della Regione Basilicata, ha chiarito che “la loro definizione rappresenta una tappa fondamentale ma intermedia di un processo più lungo, che alla fine avrà importanti ripercussioni non solo sulle attività legate all’emergenza, ma su tutti i processi di protezione civile”.

La Dicomac nella sede dell’ateneo: un’ipotesi allo studio

A porgere i propri saluti al pubblico presente nell’Aula Magna del Campus di Macchia Romana dell’Università degli Studi della Basilicata, anche la Rettrice dell’ateneo Aurelia Sole. La Rettrice ha ricordato le numerose attività che da tempo vedono l’università in prima linea sui temi di protezione civile, con centri di ricerca, laboratori, corsi di studio, progetti nazionali e internazionali incentrati proprio sulla riduzione del rischio. “Recentemente – ha reso noto Sole – abbiamo inoltre dato parere favorevole alla verifica delle condizioni necessarie affinché, in caso di emergenza, la Dicomac ovvero il centro di coordinamento nazionale sul luogo colpito dall’evento possa essere istituita nell’ateneo”.

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