10 ottobre 2020 – orticalab
Maria Fioretti
Il processo di digitalizzazione nelle aree interne passa per la gestione, in forma associata, dei servizi ICT – Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione – e la dimostrazione arriva con la pubblicazione della nuova ricerca I processi di digitalizzazione nelle aree interne realizzata nell’ambito del progetto del DFP (Dipartimento della Funzione Pubblica) La Strategia nazionale per le aree interne e i nuovi assetti istituzionali attuato dal Formez PA.
Questo dunque può rappresentare il fattore decisivo per superare le difficoltà legate alla marginalità territoriale. Il report prende in esame 25 aree in fase di attuazione nell’ambito della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) – 360 comuni coinvolti e una popolazione complessiva di oltre settecentomila abitanti – che hanno avviato interventi e azioni di digitalizzazione sia in relazione al requisito associativo, vincolante per l’ammissibilità alla SNAI, che negli altri ambiti della Strategia. Si tratta di iniziative molto significative tarate sui territori, per superarne i limiti garantendo una qualità della vita senza svantaggi per le comunità.
L’informatizzazione di servizi, funzioni e procedure rappresenta un fattore traversale di crescita il cui livello è direttamente proporzionale alle capacità di sviluppo dei territori – si legge nel comunicato – una dimensione che assume un valore ancor più significativo nei comuni di piccole dimensioni per cui la gestione associata dei servi ICT si configura come uno degli strumenti principali per ridurre gap e criticità di cui soffrono. Un’importanza portata alla ribalta dall’epidemia da Covid quando soluzioni di lavoro agile o di telemedicina progettate per superare la perifericità territori sono diventate un modello da adottare in altri contesti per affrontare lo stato emergenziale.
Elementi questi che hanno fatto aumentare l’attrattività delle aree interne in digital transformation come luoghi in cui si sceglie di vivere. Ogni area interessata ha in media cinque interventi di digitalizzazione. Nella maggior parte dei casi sono interessati i servizi sanitari, educativi e i trasporti, mentre circa la metà delle aree scommette sull’informatizzazione delle procedure per rendere più efficace la macchina amministrativa e di conseguenza l’erogazione di servizi a imprese e cittadini. In venti aree c’è almeno un progetto in favore di strutture sanitarie e/o assistenziali per un totale di ventinove. La crescita digitale rallenta invece nei progetti per lo sviluppo locale.
L’analisi del rapporto tra SNAI e ICT porta alla luce un patrimonio progettuale molto significativo a cui guardare per programmare altri interventi settoriali e per adattare le soluzioni, una volta realizzate, in altri contesti, ma fornisce anche un paradigma delle capacità e della consapevolezza degli enti locali sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie da supportare e seguire nel tempo. Al centro ci sono ancora i comuni, interlocutori privilegiati della SNAI, che possono vincere la sfida della digitalizzazione unendo le forze per superare le croniche carenze di personale, competenze e risorse. L’associazionismo comunale promosso dalla SNAI come fattore essenziale per un duraturo cambiamento è quindi strettamente connesso ai processi di innovazione: i sistemi intercomunali ne rappresentano il motore e allo stesso tempo i fruitori principali in termini di erogazione efficace dei servizi alle diverse tipologie di utenza, rilancio del tessuto economico-sociale, supporto ai processi decisionali.
Se andiamo a guardare le schede analitiche di ciascuna delle aree esaminate, troviamo i dati sullo stato dell’arte delle fasi di progettazione e dei lavori per attivare la Banda Ultralarga. Nel 16% dei comuni i lavori sono stati chiusi e la copertura della fibra è completa. Di questa piccola percentuale non fa parte l’Alta Irpinia. Perché stando alla mappatura aggiornata al 31 dicembre 2019, nell’Area Pilota – che è costituita da 25 comuni in forma associata – ci sono 8 comuni in fase di progettazione, di cui 3 arrivati alla fase della progettazione definitiva e 5 a quella della progettazione esecutiva. Mentre, guardando allo stato dei lavori, 17 comuni li hanno avviati e di questi, 12 sono in fase di esecuzione e 5 in fase di collaudo. Dunque nessuno ha terminato gli interventi che interesseranno 60.222 abitanti e una superficie totale di 1.118,08 KMQ.
Brevemente ripercorriamo le tappe della SNAI, programmazione 2014-2020: nel 2015 si costituisce l’Arcipelago Alta Irpinia, nel 2017 viene siglato l’Accordo di Programma Quadro con la Regione Campania per un fondo totale di 26milioni di euro. In tre anni si realizzano solo tre interventi: la rete museale dell’Alta Irpinia finanziata per 5milioni di euro, il progetto di teleradiologia per l’Ospedale Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi e gli anticipi erogati per la realizzazione dell’Ospedale di Comunità a Bisaccia.
Adesso siamo riusciti a fare il punto sul Piano Strategico Banda Ultralarga: in larga parte delle aree interne prese in esame le opportunità offerte dalla trasformazione digitale sono orientate a beni e servizi come sanità, istruzione e mobilità, mentre la metà delle aree considera i processi digitali fondanti per gli interventi volti a rafforzare la propria organizzazione e, in generale, la performance amministrativa. Meno capillare e diretta la trasformazione digitale nei progetti orientati allo sviluppo locale, come filiera del turismo e sistema produttivo locale. Non sappiamo su quali priorità sia stata orientata la scelta dell’Alta Irpinia.
Prendiamo per ora quello che c’è: una necessità crescente di essere sempre connessi e la conseguente ineludibile urgenza – lo abbiamo vissuto in maniera plastica con la chiamata repentina al lavoro agile – di garantire banda larga e di portare, al più presto, a compimento gli interventi tesi a ridurre il divario digitale esistente tra le diverse aree.
Perché – per la prima volta, dopo l’esperienza della fase acuta della pandemia in Italia – l’attrattività delle aree interne ha assunto connotati non solo romantici ma anche pratici. A maggior ragione se lo smart working consente di non abbandonare l’attività o perdere occasioni, la necessità di localizzazione delle persone e delle famiglie attorno ai poli produttivi e di servizio non prevede più la presenza fisica continua. Occorre accompagnare questa intuizione e consapevolezza culturale garantendo un’offerta di servizi di cittadinanza competitiva, coerente con la diversa realtà delle aree, le loro aspettative di trasformazione e le risorse disponibili.
La centralità dei processi di digitalizzazione della sanità o della mobilità o dell’istruzione appare così in tutta la sua evidente concretezza, sia nella possibilità di aumentare lo spettro di servizi da erogare, sia nella possibilità di aumentarne l’efficacia. La digitalizzazione dei servizi pubblici locali deve diventare davvero imprescindibile nel rafforzamento dell’attrattività dei territori. E deve acquisire piena dignità nell’agenda politica, coinvolgendo gli amministratori locali, le comunità residenti, i nuovi cittadini. Insomma, ancora una volta dobbiamo Fare Presto o resteremo indietro.
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